FRANCIA: STUDENTI IN LOTTA CONTRO LA LEGGE PECRESSE

In Francia, da qualche settimana, nel silenzio assordante dell’armata di disinformazione al soldo dei poteri forti nostrani, si stanno sviluppando lotte e mobilitazioni in circa cinquanta atenei universitari.

Gli studenti rivendicano l’abolizione della legge Pécresse, riguardante le Libertà e Responsabilità delle Università (Lru), che prevede come obiettivo il raggiungimento nei prossimi cinque anni, da parte di tutte le università, dell’autonomia nel bilancio e nella gestione delle risorse umane.

La conseguenza di questa legge, approvata l’11 agosto scorso nel silenzio più totale da parte del governo presieduto da Sarkozy, sarebbe quella di una progressiva ed inevitabile privatizzazione delle università che contestualmente diverrebbero proprietarie degli immobili dove hanno luogo le lezioni arrivando alla consacrazione di università-imprese sempre più regolate dalle leggi del mercato capitalistico e governate da presidi ormai manager di s.p.a. intenti a tagliare le spese (ricerca, istruzione gratuita…), aumentare le tasse d’iscrizione che gravano sugli studenti, distribuire i dividendi ed i profitti nell’alveo di imprenditori che entrano in modo dirompente nelle politiche di finanziamento rispetto a settori di ricerca propedeutici ai loro interessi.Come detto, da un paio di settimane gli studenti universitari francesi si stanno mobilitando in modo continuo, radicale e duraturo per l’abolizione di quest’ennesima legge che preclude il basilare diritto allo studio per tutti, trasformando sempre più l’istruzione in un’istituzione elitaria e soprattutto in un’appendice del mercato dal quale i privati possano attingere a piene mani per accrescere le proprie rendite ed i propri profitti. Da qualche settimana in tantissime università francesi si sono succedute delle Assemblee Generali che fanno segnare, per radicalità ma soprattutto democrazia nelle modalità di decisione, un trend che in Italia è ben lungi dall’essere raggiunto. Infatti in queste assemblee le decisioni rispetto alle prospettive del movimento non sono appannaggio di qualsivoglia cricca burocratica ma vengono prese collettivamente, tant’è che al principale sindacato degli studenti (Unef) non è stato riconosciuto diritto di rappresentanza rispetto al neonato movimento per via della sua ambiguità e del suo moderatismo. L’Unef inizialmente appoggiava la riforma ma, come tanta parte delle organizzazioni che auspicano una pace sociale e la risoluzione tutta interna allo status quo delle problematiche sollevate dagli studenti, sta ora tentando di recuperare un minimo di credibilità all’interno del movimento richiedendo non l’abolizione della legge ma una sua revisione ed un suo ritocco più o meno sostanziale. Le mobilitazioni in tutta la Francia si stanno traducendo in numerose assemblee studentesche dove si è spesso deciso per l’occupazione degli atenei; così è accaduto alla Sorbona (Paris IV), per qualche ora in mano agli studenti ma subito sgomberata dalla polizia, prontamente sbrigliata dal Preside che ha successivamente decretato la chiusura amministrativa dell’ateneo. Sono state occupate le università di Tolosa, Rennes, Lille, Tours, Rouen, Caen, Strasburgo, Lione, Nancy, Perpignan, Nantes, eccetera. Ovviamente la borghesia ha dimostrato anche in questo frangente un suo tratto caratteristico e distintivo, quello cioè della repressione di massa nei confronti di chiunque esprima un dissenso rispetto all’ordine di cose unilateralmente imposto. L’intervento della polizia è stato infatti una costante in questo inizio di mobilitazione e dimostra la giustezza delle tesi da parte di chi non riconosce nello stato borghese neanche uno spiraglio di concertazione con delle istituzioni che in materia d’istruzione, politiche sociali (espulsioni di massa dalla Francia anche da parte di gente che lì vive da venti anni), politiche economiche hanno dimostrato la loro chiara e netta natura di classe. La risposta del movimento studentesco francese è improntata all’unificazione delle proprie rivendicazioni con quelle dei lavoratori dei trasporti in piazza anch’essi contro la riforma delle pensioni voluta da Sarkozy. È questo quello che sta accadendo in questi giorni, con gli studenti al fianco dei lavoratori dei trasporti in lotta contro la riforma delle pensioni. Soltanto questo connubio può permettere di raggiungere la giusta forza e coesione al movimento, garantendo un supporto di massa che solo la classe lavoratrice, nel suo complesso, può offrire. L’intera nazione è stata letteralmente messa di fronte alla dirompenza della classe lavoratrice e degli studenti, assistendo non solo all’occupazione di numerosi atenei, all’unificazione delle lotte, ma anche ad uno sciopero nel campo dei trasporti che ha letteralmente paralizzato la Francia. Si ha così la dimostrazione del fatto che, se guidata da organizzazioni non asservite alle logiche delle classi dominanti, i lavoratori odierni e quelli futuri (cioè gli studenti) possono raggiungere quella radicalità necessaria per rivendicare i diritti che questa società non riconosce loro.

La Francia, come detto, deve essere vista come una guida ed un esempio da seguire per poter intraprendere anche in Italia un’escalation di lotte che sappiano rispondere in maniera consona all’attacco su larga scala che il governo, sostenuto da Confindustria e sindacati confederali, sta portando su larga scala alle condizioni di vita dei lavoratori e di tutti coloro i quali vivono una situazione di subalternità ed oppressione rispetto al non veder riconosciuti i propri diritti. Per far ciò è necessario accendere la medesima scintilla rivoluzionaria che in Francia ha portato alla nascita di questo movimento ed unificare le lotte. Ovviamente bisognerà avere una piattaforma rivendicativa chiara, coerente e rivoluzionaria con una guida caratterizzata dalle medesime peculiarità. Ciò è necessario perchè le condizioni che in Francia hanno portato allo sviluppo di queste mobilitazioni sono simili, se non più morbide, rispetto alla caratterizzazione classista delle misure governative da qui agli ultimi anni: partendo dalla Turco-Napolitano, passando per la Bossi-Fini, le leggi Treu, la legge 30, la Fini-Giovanardi, la riforma Moratti, la riforma Fioroni, gli accordi del 23 luglio, il ddl Amato-Ferrero, per arrivare all’infame "pacchetto sicurezza" contro gli immigrati; vale a dire tutte misure volte a far pagare agli ultimi ed agli oppressi della società la crisi e l’imputridimento verso cui questo sistema per delle caratteristiche insite alla propria natura si sta avviando.

 

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2 Responses to FRANCIA: STUDENTI IN LOTTA CONTRO LA LEGGE PECRESSE

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  2. GIGI says:

    sempre un passo avanti questi francesi…

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