LA GUERRA NON PASSA DA VICENZA!

Il consenso all'ampliamento e all'armamento della base USA del Dal Molin ha riportato ancora una volta la guerra nella realtà italiana. Oltre ad essere in piena contraddizione con l’art.11 della nostra Costituzione, e quindi politicamente assai discutibile, questo progetto è stato definito una “follia” da urbanisti di nota fama, che basano le loro considerazioni su dati precisi che derivano da anni e anni di ricerche. Nonostante i sostenitori della base affermino il contrario, questo non è altro che un grottesco progetto partorito da una distorta idea di sviluppo. Non c'è dubbio infatti che un simile intervento determinerà un grave blocco allo sviluppo economico cittadino dovuto alla pesante militarizzazione che Vicenza dovrà subire. Questo piano criminale porterà quindi solamente traffici di guerra che non procureranno alcun beneficio ai vicentini. L’unica via per uno sviluppo sostenibile sarebbe al contrario l’instaurazione di un clima di pace al quale tutti dovrebbero contribuire, ogni singolo cittadino, dal sindaco al presidente del Consiglio sino al Capo dello Stato, nessuno escluso.

La base andrà a sostituire un’ampia area verde, ed arriverà a non più di 30 metri da case abitate. Forte sarà quindi l'impatto urbano, verranno costruiti circa 2000 appartamenti, per ospitare i soldati americani, che andranno inevitabilmente a sostituire altre zone verdi. Le tasche dei contribuenti si svuoteranno ancora di più, dal momento che coprono ben il 37% dei costi della base. A questo si aggiungerà anche un impatto acustico e ambientale dovuto ai velivoli militari. Il tutto in un clima di incertezza che non migliora certamente la situazione. Gli statunitensi infatti non sono in alcun modo tenuti a precisare le attività che svolgono nelle loro basi militari. Non va dimenticato inoltre che questo progetto si inserisce in un contesto di devastazione già esistente, che ha portato alla nascita di caserme una dietro l'altra. Approvare quest'ampliamento significa quindi acconsentire ad uno svuotamento della sovranità nazionale, sia dal punto di vista politico sia da quello economico, dato che tutti i servizi della base saranno concessi a basso costo con inevitabili ripercussioni sulle tutt'altro che floride finanze dello Stato. Calcolato che l'incremento della base può essere paragonato in consumi a quello di trentamila vicentini, non si capisce davvero come si possa approvare questa decisione presa dal precedente esecutivo, incrementando il problema, già esistente da tempo in Italia, della carenza di risorse idriche ed energetiche.

L'idea del referendum appare la più appropriata per le esigenze del nostro paese, che deve poter decidere democraticamente sul proprio futuro. L'ampliamento della base USA di Vicenza va contrastato non solo apportando ragioni di tipo urbanistico, logistico e di rispetto per la cittadinanza, ma anche e soprattutto da un punto di vista politico. L’Italia deve discostarsi dalla politica di Bush che consiste esclusivamente nell'imporre con le armi la “civiltà moderna” (retta su un assetto imperiale dell’economia capitalistica guidato dai vertici dell’establishment militare-industriale nordamericano) a popoli che conoscono la civiltà sin dall’epoca più antica della storia del genere umano. Il nostro NO alla nuova base USA muove dalla consapevolezza che la questione non è solamente vicentina ma riguarda tutta l'Italia e mette in discussione il concetto di Stato democratico che dovrebbe garantire i diritti inviolabili dell'uomo, come quello alla pace, e si dovrebbe liberare dall’ipoteca americana per iniziare ad essere esempio di pace nel mondo.

In solidarietà ai cittadini di Vicenza e contro la strategia della guerra globale, scendiamo tutti in piazza il 17 febbraio a Vicenza.